The Palace

Il Palazzo Baronale de Gualtieris – Castrignano de’ Greci

Le origini di Palazzo de Gualtieris, a Castrignano de’ Greci, vanno con ogni probabilità ricercate nella realizzazione di una rete di strutture difensive sorte, già in epoca romana, lungo le vie Sallentina e Traiano – Calabra, che collegavano Otranto rispettivamente a Taranto e Brindisi. Confermate come strategiche in epoche successive, le dinastie degli Svevi, degli Angioini e degli Aragonesi le trasformarono in veri e propri castelli a presidio del territorio contro il pericolo che veniva dal mare. Ad avvalorare questa tesi, la notizia della presenza di una torre oggi scomparsa, orientata a nord-est, nella parte che affaccia via Umberto I e attualmente occupata da costruzioni successive. Il Palazzo, inoltre, è posizionato in una zona depressa del paese, dove un tempo confluiva gran parte delle acque piovane convogliate, secondo alcune fonti non verificate, in un fossato che circondava la struttura. Ulteriore prova dell’origine militare della costruzione, il termine con il quale ancora oggi gli abitanti del luogo chiamano il Palazzo: Castello.

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L’aspetto attuale di Palazzo de Gualtieris è frutto di molti rimaneggiamenti avvenuti anche in epoche piuttosto recenti. Fino a tutta la prima metà del ‘900 è stato utilizzato come abitazione privata e in alcune parti destinato ad attività artigiane e commerciali, ma le modifiche più radicali si dovettero ai Baroni de Gualtieri che nel XVI secolo trasformarono l’antica fortezza in palazzo gentilizio.

Dal punto di vista architettonico il Palazzo ha un impianto rettangolare che si sviluppa su due piani intorno a un atrio centrale. La parte bassa si caratterizza all’esterno per i suoi muri a scarpa che, spessi più di due metri e alti cinque, gli conferiscono l’aspetto e la funzione di fortezza, ospitando la casamatta, con le caratteristiche aperture strombate per i cannoni le cui volate puntavano in direzione ovest (ora Piazza Berlinguer) e sud (ora via Umberto I),verso cioè il lato più scoperto, da dove poteva arrivare più facilmente l’attacco. Vi erano inoltre i locali di servizio – le antiche scuderie, gli alloggiamenti dei soldati, i depositi, un forno e, secondo alcuni, un antico palmento, di cui è difficile rinvenire attualmente traccia. In base ad alcune testimonianze, poi, in uno di questi ambienti dovrebbe esserci un passaggio murato che portava alla cripta di S. Onofrio e alla vicina abbazia. Un toro marcapiano di forma semicircolare corre per tutto il perimetro esterno della costruzione e divide, anche visivamente, il piano terra dal piano nobile destinato ad abitazione dei signori.

La facciata principale che dà su via Vittorio Emanuele ha un aspetto piuttosto lineare secondo i canoni dell’architettura salentina del XVI secolo: semplici mensole e finti capitelli incorniciano le raffinate finestre, arricchite  da iscrizioni latine. Due piccoli putti e tre angioletti ornano l’apertura che sormonta il portone d’ingresso, dove si impone lo stemma gentilizio dei Gualtieri con un cartiglio che porta incisa l’iscrizione, trascritta dal De Giorgi sul finire dell’’800: Nicolaus ex antiquiss. (ma) Familia De Gualtieriis  F.F.  Sul lato est,  sotto il cornicione di coronamento sporge un gocciolatoio decorato.

Entrando si attraversa un androne carrozzabile e voltato che conduce al cortile interno dove si trovano due cisterne, un tempo sormontate da puteali scolpiti in pietra leccese e oggi messe in sicurezza con delle grate che lasciano intravedere l’acqua sul fondo. Degni di nota sulla facciata interna, i gocciolatoi zoomorfi.

Sul lato sinistro rispetto all’entrata si trova l’antica scalinata, con balconata in pietra e ballatoio scoperto, da cui si accede alla dimora signorile, caratterizzata da grandi e semplici stanze. Secondo alcune fonti (confermate dall’aspetto attuale del posto) in origine i soffitti erano a imbrici, poi sostituiti da ampie volte a stella.

Sul lato destro del cortile si trova un altro porticato, di chiaro impianto Cinque/Seicentesco, che si apre con un portale bugnato su quel che resta di un antico agrumeto e da lì all’attuale Piazza Berlinguer, anticamente detta Largo Castello. Più ampio e impreziosito da alcuni elementi architettonici era forse l’ingresso principale dell’edificio al passaggio da castello a palazzo gentilizio. Lo fanno pensare le volte a stella con nervatura, lo stemma baronale con il falco scolpito, le chiavi di volta riccamente decorate, alcune edicole che ospitavano con ogni probabilità delle statue. Un arco monumentale decorato con colonne semi-cilindriche, mascheroni apotropaici e capitelli con angeli e motivi floreali dà accesso a uno scalone il cui andamento, segnato da 5 archi bugnati, e porta ancora una volta al piano nobile. Secondo alcuni era l’accesso a quello che un tempo fu un terrazzo scoperto con un meraviglioso giardino pensile. Attualmente, però, conduce alla parte di più recente costruzione del Palazzo, rimaneggiata ampiamente e utilizzata fino agli anni ’60 del Novecento come abitazione privata. A completare il prospetto del Palazzo, la facciata sull’attuale via Umberto I, con un balcone in pietra in stile rinascimentale. Nell’angolo nord-est della stessa facciata, si notano i ruderi di una garitta per ospitare le sentinelle.

Sia lo spazio interno, che quello esterno è segnato da iscrizioni che hanno di volta in volta dichiarato una nuova proprietà, un lieto evento, un ammonimento. Lo stato attuale degli studi non permette di approfondire ulteriormente questi aspetti e molte delle vicende storiche che gli sono legate restano ancora da scoprire. Rimane però vivo nella memoria popolare il ricordo dell’ultimo Barone de Gualtieri, uomo malvagio e avaro, morto per un malore mentre, in segno di spregio verso la comunità, espletava i suoi bisogni corporali sul proprio balcone al passaggio della processione del Corpus Domini. Non si sa quanto di vero ci sia in questa storia, ma di certo racconta della distanza che c’era tra il signore e i propri sudditi e di quanto fosse percepito come mero sfruttamento e non come reciproco vantaggio la presenza di un presidio difensivo all’interno del perimetro cittadino.