Percepire il movimento è un intervento artistico nello spazio pubblico dell’artista Nicolò Andreatta. L’artista è il terzo artista junior all’interno del programma di residenze Ogni casa è un Villaggio, proposto all’interno del progetto Borgo del Contemporaneo.
Attraverso il suo intervento artistico Percepire il movimento, Nicolò Andreatta esplora gli elementi ai margini del borgo di Castrignano de’ Greci. Si tratta di luoghi di confine, terre di passaggio, spazi sporadicamente vissuti nell’attualità ma che un tempo furono centrali nella vita quotidiana. L’intervento di Andreatta si concentra sul concetto di confine inteso come una linea sottile, valicabile e pregna di significati.
La ricerca dell’artista prende le mosse dalle sensazioni lasciate dal movimento dell’acqua e del vento. Il lavoro si è poi sviluppato intorno a due elementi che segnano il territorio: uno legato alla percezione dei limiti autoimposti come confine, e l’altro alla percezione fisica che questo subisce con i mutamenti climatici e meteorologici.
Il luogo in cui si è scelto di realizzare l’intervento di Andreatta (il Parco delle Pozzelle) è stato per secoli la fonte della vita cittadina. Ancora oggi vi si trovano circa un centinaio di pozzelle, serbatoi profondi dai quattro ai sei metri e a forma di imbuto capovolto utilizzati per la raccolta dell’acqua. In questo contesto evocativo di fervide attività passate, l’artista ha realizzato quattro sculture in ceramica collocate su alcune pozzelle a modo di tappo.
Le opere sono pensate per essere toccate (oltre che guardate). Andreatta invita il visitatore a passare la mano su di esse, come se andasse a toccare un limite creato dal moto ondoso dell’acqua riprodotto sulle ceramiche. Le sculture offrono un’esperienza multisensoriale che va oltre la mera osservazione visiva. Invitate a essere toccate, queste opere sollecitano un’interazione fisica che evoca la memoria tattile, come se il visitatore potesse sentire le tracce lasciate dal tempo e dalla natura. Il gesto richiama il movimento dell’acqua che un tempo le ha modellate, un atto che rende tangibile il passaggio del tempo e il mutare delle condizioni naturali.
L’intervento include anche tre bandiere poste a delimitare la zona, richiamando il concetto di confine istituzionale. Sulle bandiere sono state riprodotte elaborazioni grafiche ispirate al vento e alle forme in movimento, legate alla ricerca svolta in questi mesi dall’artista sul cambiamento e sulla fluidità dei confini. Le bandiere non solo demarcano un confine istituzionale, ma lo trasformano in qualcosa di vivo. Esse simboleggiano il continuo dialogo tra ciò che è fisso e ciò che è in perenne metamorfosi. In questo modo, l’artista ci invita a riflettere su come i confini non siano mai statici, ma siano sempre soggetti a mutamenti e reinterpretazioni, proprio come i ricordi che si plasmano e si modificano nel tempo.
Attraverso queste opere, Nicolò Andreatta trasforma il concetto di confine in un’esperienza sensoriale e poetica, un invito a esplorare la sottile interazione tra memoria, percezione e cambiamento. Le sue sculture e installazioni diventano così un luogo di riflessione, dove il passato e il presente si incontrano, e dove il movimento diventa il filo conduttore di una narrazione in continua evoluzione.