Untitled Shapeless
Mostra personale di Matteo Nasini
A cura di Claudio Zecchi
Nel momento in cui inaugura Untitled Shapeless di Matteo Nasini, le sale di Kora – Centro del Contemporaneo ospitano una mostra (La terra nostra è un mostro di mare) che ha come tematica principale il Mediterraneo indagato attraverso due direzioni: luogo di contrasti e contraddizioni politiche e sociali da una parte, proposta per un cambiamento di paradigma, dall’altra. Quindi, luogo capace di accogliere anche ciò che sta nella scala dell’improduttività – il decentramento, la fragilità, la lentezza, il fallimento, il tradimento delle aspettative – intesa non più come elemento di debolezza, al contrario, come elemento di forza.
Il Mediterraneo è in questo senso uno spazio allo stesso tempo simile e diverso a sé stesso; uno spazio più ampio della sua geografia; uno spazio in cui agiscono forze differenti anche naturali, misteriose e imponderabili come il vento. O i venti. E i venti, che sono una voce primordiale la cui origine è invisibile, hanno nomi diversi, soffiano in modo imprevedibile e hanno qualità differenti: peso, volume, vuoto, fragore e forma (Predrag Matvejević).
Proprio il vento, o i venti, sono al centro del progetto di Matteo Nasini, un progetto in continuità con la sua ricerca sul suono (Neolithic Sunshine, Sparkilng Matter, Mediterranean Sonata per citarne alcuni), un progetto che per usare le parole dell’artista “indaga il concetto mutevole di identità e territorio mettendo in relazione elementi naturali, culturali ed estetici”.
Untitled Shapless si articola così in due interventi che coinvolgono la biblioteca di Kora da una parte e le strade di Castrignano de’ Greci dall’altra.
Nella biblioteca sono dislocate in punti differenti alcune sculture. Queste cercano di trasformare l’energia dei venti in suono modificando lo spazio in una sorta di amplificatore acustico e luogo di continua attesa in cui l’ascolto diventa un modo diverso di relazionarsi sia con lo spazio che con il tempo. La biblioteca allarga così le sue funzioni quotidiane diventando, anche, luogo di sorpresa e tradimento. I risuonatori, infatti, sono oggetti scultorei esteticamente molto attraenti che annunciano alla loro presenza qualcosa che potrebbe non accadere mai, la propagazione del suono, costringendo il visitatore ad aspettare anche a lungo o magari, a rinunciare all’ascolto. I risuonatori si manifestano come un arcipelago di isole e i fruitori come degli isolani (temporanei), persone che hanno “nell’attesa il contrassegno del loro tempo” (Predrag Matvejević). Non solo. I risuonatori si fanno portatori di un messaggio politico: nell’attesa c’è infatti la scelta di aderire non solo ad un tempo lento ma anche improduttivo, lontano dall’efficientismo del presente.
Su uno degli scaffali, inoltre, si può incontrare una selezione di libri su temi affini al progetto come il suono, l’attesa e il Mediterraneo.
Il secondo intervento, che trova un’anticipazione nel corridoio della biblioteca, si diffonde principalmente nelle strade del paese, dal centro fino a Kora, o viceversa, dando vita ad un percorso di bassorilievi in pietra leccese che hanno sempre per protagonista il vento, qui agitatore di raffigurazioni astratte, di scarmigliature e correnti d’aria.
Untitled Shapeless è infine, come dice l’artista, un progetto “formato dall’unione di elementi originari della cultura e della morfologia del territorio, che si trasformano in una diversa dimensione espressiva, sospesa tra il visibile e lo sconosciuto”.